CATERINA ERRICHIELLO
Ha un cognome che non può tradire. Garantisce papà Giovanni. Che di pallavolo se ne intende. Caterina Errichiello è la classica figlia d’arte che ha i numeri per proseguire la tradizione di famiglia. E seguire le orme paterne. Vent’anni da compiere a marzo, parmigiana fino alla punta dei capelli, “Cate” la pallavolo ce l’ha nel sangue. Una passione che si porta dentro dall’età di sette anni con impegno, voglia di imparare e migliorarsi. L’Anderlini Unicomstark Sassuolo è stato il suo trampolino di lancio e la Pavidea Steeltrade Fiorenzuola non è più una tappa di passaggio, ma rappresenta il presente. E poi chissà. La seconda stagione consecutiva in Valdarda porta con sé cifre importanti e, soprattutto, è contraddistinta da un numero che non si può dimenticare tanto in fretta. Perché ricorda i trionfi di papà e quella medaglia di bronzo conquistata nel 1984 alle Olimpiadi di Los Angeles con la maglia della Nazionale. Sette Gianni, sette Caterina. Una storia che continua.
“Se devo essere sincera-precisa Caterina-ho scelto il numero sette senza fare caso al suo significato. Mi piaceva e l’ho preso. Però sono contenta che mio padre con lo stesso numero abbia vinto qualcosa di importante”.
-Hai tabellini con cifre importanti. Spesso oltre i dieci punti e quasi sempre migliore realizzatrice-.
“E’ vero. Peccato abbia problemi alla spalla che mi limitano un po’ nel rendimento. Sono contenta per quello che sto facendo e spero di continuare su questa strada. Il mio impegno c’è tutto. E il lavoro paga sempre”.
-Come ti sembra questa B/2?-
“E’ una categoria che già conoscevo. Non mi ha colto di sorpresa. Quest’anno la sto dividendo con ragazze più esperte come ad esempio Elena Donida che mi sta dando parecchi consigli. Credo di essere un po’ più consapevole delle mie possibilità”.
-Ti senti più opposto o più schiacciatrice?-
“Senza dubbio più opposto. Si addice maggiormente alle mie qualità. Io schiaccio molto, ma non vado oltre. Però va bene così. Sono soddisfatta”.
-Dal futuro cosa ti aspetti?-
“La pallavolo mi sta dando tanto e vorrei continuare a fare bene e ottenere risultati importanti. Chissà che prima o poi ci riesca”.
-Qual è il tuo rammarico più grande?-
“Avrei voluto conquistare qualcosa che mi desse soddisfazioni. Vittorie e trofei sportivi mi mancano molto. Ma ho davanti tanto tempo per riprovarci. E certamente non mi arrendo”.
-Invece il momento che ricordi più volentieri?-
“Ah, su questo non ho dubbi. Il premio come migliore giovane assegnatomi a Potenza nel 2012. Una giornata per me emozionante”.
-Papà ti racconta dei suoi trionfi?-
“Mi prende un po’ in giro. Spesso mi dice: “Vedi che ancora oggi dopo tanti anni si ricordano di me?”. Ma d’altra parte lui ha vinto molto, ha scritto pagine di storia bellissime con la pallavolo. La gente è quasi logico si ricordi di lui. Sono contenta di avere un padre così. Mi può insegnare molto”.
-Che cosa gli invidi?-
“Risposta facile e scontata: quello che ha fatto durante la sua carriera, i trofei e gli scudetti che ha conquistato. E’ stato un giocatore completo. Non sarà facile imitarlo”.
-Lasciamo per un attimo la pallavolo. Fuori dal campo, quando indossi abiti “normali”, che ragazza sei?-
“La stessa. Non ho grilli per la testa, vivo la mia giornata in modo normalissimo, come fanno le ragazze della mia età. Sono troppo giovane per avere un’altra personalità”.
FRANCO BONATTI