LISA AMBROSINI
Sembrava che la sua avventura a Fiorenzuola fosse finita: un contratto da fisioterapista alla Nordmeccanica Rebecchi, altri scenari, altre responsabilità e, soprattutto, poco tempo da dedicare agli allenamenti. Ma la passione, la determinazione e la disponibilità delle compagne di squadra hanno cambiato il corso degli eventi e riscritto il suo futuro. Lisa Ambrosini, dopo una stagione in B/1 con la fascia da capitano, ha riabbracciato il clima agonistico. La ventinovenne schiacciatrice di Marostica è tornata ad indossare la casacca della Pavidea Steeltrade e si è rimessa in gioco. Con lo stesso impegno, la stessa voglia e motivazioni di un anno fa. Perchè la pallavolo, da sempre, fa parte della sua vita e a Fiorenzuola ha trovato una seconda famiglia pronta ad accoglierla. Anche senza la fascia da capitano. “Sono contenta di essere ancora qua-precisa l’atleta vicentina-. L’opportunità che mi è stata offerta dalla Nordmeccanica Rebecchi è di quelle che non si possono rifiutare. Esisteva comunque la possibilità di essere tesserata qua a Fiorenzuola come giocatrice, per compatibilità di ruoli ed allora la società ha fatto il passo che ha soddisfatto tutti. Sto ritrovando vecchie amiche e questo mi fa molto piacere”. -L’esperienza da fisioterapista. Un ruolo diverso ed anche un avanzamento professionale-. “E’ vero. Ogni incarico nuovo credo possa essere considerato come un riconoscimento professionale. Sto imparando cose nuove e programmando il mio futuro. Sto vivendo una bella esperienza che porto avanti con molto impegno. E’ emozionante soprattutto perché mi ha messo a contatto con realtà importanti come sono quelle della Champions. Lì c’è sempre molto da imparare”. -A Fiorenzuola stai facendo molta panchina. Guardare la partita seduta è difficile?- “Sì. Assolutamente. Ma sapevo che non avrei assaggiato molto il parquet. Non ho molto tempo da dedicare agli allenamenti e poi il mio ruolo è già coperto molto bene. Il mio impiego è figlio di infortuni ed emergenze. Però è un passo importante che avrei fatto comunque. Il clima agonistico, anche visto da fuori, conserva sempre un fascino molto particolare”. -Come stai vedendo la squadra?- “Bene. Siamo nelle posizioni di prima fascia e l’organico sta dimostrando di possedere qualità. Il livello della B/2 si è un po’ abbassato e, credo, potremo fare la nostra parte. Abbiamo perso qualche punto per strada ed il rendimento in trasferta non è dei migliori. Ma abbiamo qualità e volontà per crederci sempre e toglierci qualche soddisfazione”. -Hai fatto tredici, ma hai vinto soltanto la panchina-. “E’ un numero che mi hanno appioppato. Della serie: prendere o lasciare. Ma non importa. L’otto che avevo lo scorso anno se l’era già preso Valentina Guccione e poi, a dire la verità, il tredici non è da buttare. Anche perché non sono per niente superstiziosa”. -Lisa Ambrosini giocatrice-. “L’avete vista tutti. In campo sono una che non molla. Non mi tiro mai indietro. Lo scorso anno ho avuto l’infortunio al sopracciglio, ma in campo ci sono andata lo stesso. Lotto su ogni pallone cercando sempre di migliorarmi. Con la consapevolezza di avere ancora davanti molta strada prima di arrivare al traguardo”. -La definitiva uscita di scena di Alessia Testa, ti ha fatto diventare la più anziana del gruppo-. “Ma io non mi sento “anziana”. Lo scorso anno portavo anche la fascia da capitano e, sotto certi aspetti, avevo maggiori responsabilità. Lo ritengo soltanto un fatto anagrafico. Credo che la mia esperienza agonistica possa comunque essere d’aiuto alle più giovani. Anche quando mi siedo in panchina”. -La domanda è d’obbligo: più facile giocare o fare la fisioterapista?- “Risposta non facile. Sono due cose completamente diverse. L’aspetto che le accomuna è quello di fare parte di un gruppo e avere un avversario di fronte. Essere fisioterapista porta con sé una responsabilità oggettiva più importante, dal momento che devi gestire la salute delle persone. Giocare è una passione che mette a contatto con l’aspetto puramente sportivo. Fare parte di una società come la Nordmeccanica Rebecchi è un grande onore dal lato professionale, ma anche giocare in un ambiente famigliare e serio come quello della Pavidea Steeltrade, per me, è motivo di grande soddisfazione. A conti fatti finisce in pareggio. Credo sia giusto così”. FRANCO BONATTI