CATERINA ERRICHIELLO
Qualis pater, talis filius. Lo dicevano anche i latini. Perchè quando in famiglia il Dna è di quelli buoni, tutto si incastra. Alla perfezione. E in casa Errichiello il mosaico è già completo. Papà Giovanni che da giocatore ha vinto tutto quello che c’era da vincere, figlia Caterina che ha talento da vendere. Un feeling che non tradisce. Roba da sbancare il piatto. Vent’anni compiuti a marzo, Caterina ha deciso di continuare a dimostrare le sue qualità a Fiorenzuola. Per il terzo anno. Ha fatto filotto. Senza avere dubbi. Perchè arriva da un campionato vissuto da assoluta protagonista. I numeri le danno ragione. Media punti altissima, in costante doppia cifra e con quel 37 contro l’Abo Offanengo che profuma di record. Incubo notturno per le avversarie, trascinatrice per le compagne. Alla Pavidea Steeltrade i conti tornano. Anche con gli interessi. L’opposto parmigiano non ha voglia di fermarsi. Sa di potersi migliorare. Ha l’umiltà, la determinazione e l’estro per farlo. Fiorenzuola, con la sua tranquillità, è l’ambiente ideale per crescere. Nessuna pressione, stress zero. Il resto lo farà papà Gianni. Da allenatore. “Cate” è pronta per un’altra sfida. Da vincere. “La decisione di restare qua-precisa l’opposto della Pavidea Steeltrade-l’ho maturata nello scorso mese di maggio, appena finito il campionato. E’ stata la logica conseguenza di una stagione positiva nella quale sono cresciuta e maturata. Poi, quando è stato confermato l’allenatore, che ritengo bravo, tutto è diventato più facile”. -Che ruolo ha giocato in questo senso papà?- “La scelta di restare l’ho fatta io. Papà mi ha dato soltanto consigli senza influenzarmi troppo”. -Sei il sogno proibito i tanti allenatori, anche di categorie superiori. Non pensi che la B/2 cominci ad esserti stretta? “Sono consapevole di avere disputato una ottima stagione, ma allo stesso tempo so anche di dovere ancora crescere su alcuni fondamentali e acquistare più sicurezza. La B/2 credo sia una categoria adatta per migliorarsi. L’anno prossimo tireremo le somme e vedremo cosa fare”. -Se papà ti dovesse chiedere di cambiare ruolo per esigenze di squadra, cosa faresti?- “Se sono rimasta alla Pavidea Steeltrade è perchè mi fido. Non credo che papà mi chiederebbe tanto, ma se dovesse farlo accetterei la decisione, soprattutto se la squadra ne avesse bisogno”. -Spesso hai affermato che ti piace fare di testa tua. Adesso con un padre allenatore diventerà tutto più difficile-. “Sì, mi piace fare di testa mia, però i consigli di mio padre sono sempre stati fondamentali nella mia vita sportiva. Sono molto contenta di potergli chiedere aiuti direttamente in panchina, D’altra parte quando cresci accanto ad un padre che ha scritto la storia della pallavolo, diventa normale prenderlo a modello ed è nel mio interesse ascoltarlo”. -Miglioramenti costanti. In questi anni alla Pavidea Steeltrade sei cresciuta tantissimo. Anche sotto l’aspetto caratteriale. Sei maturata. Ti rendi conto della tua forza?- “Certamente il campionato appena concluso, mi ha portato ad avere maggiore consapevolezza di me stessa, delle mie capacità e potenzialità. Allo stesso tempo, però, mi ha anche fatto capire che posso alzare ancora la asticella e vedere fino dove riesco ad arrivare”. -I records sono fatti per essere battuti. Quel 37 stabilito contro l’Offanengo, a questo punto chiama 40-. “Mah. Vedremo. Di certo so che posso fare bene, ma si gioca in sei ed allora confido nelle mie compagne di squadra”. -Che B/2 ti aspetti?- “Ormai questa categoria è casa mia. Mi aspetto il solito campionato imprevedibile, disputato da squadre giovani o un po’ più esperte. La cosa certa è che lo vivrò intensamente fino in fondo”. -Il 24 agosto si riparte. Tre settimane o giù di lì. Come le trascorrerai?- “Rilassandomi. Passerò un po’ di tempo con i miei amici di sempre che, però, non vedo mai troppo durante l’anno agonistico. Poi ricomincerò a studiare, arriverà la palestra e tutto tornerà nella norma”. -Un tuo sogno nel cassetto-. “Sono molto scaramantica. Rivelare i propri sogni nascosti è un rischio. Perchè potrebbero non avverarsi”. FRANCO BONATTI